lunedì 26 novembre 2007

Pubblicità Comparativa: l'Idioma Gentile

Sono tanti i destini che possono toccare in sorte ad un autore.


Dimenticato, come Mastriani.

Od anche semplicemente schiacciato dalla fama, ingombrante, di un unico libro. Anche in questa categoria gli esempi si sprecano. Dal compianto Norman Mailer, che ci ha lasciato da poco (mai più raggiunse le vette del suo capolavoro, scritto appena dopo la seconda guerra mondiale, il bellissimo "il nudo e il morto", forse il più bel libro di guerra e sulla guerra di sempre) al desaparecido Salinger che odia a morte il suo "bamboccione" Holden, fino ad arrivare, ai giorni nostri, ad una Melissa P. cui forse non basterà una vita intera a imporre il suo cognome di Panarello. E se state storcendo il naso all'accostamento improbabile tra giganti e mezze calzette, sappiate che anche se siamo tutti d'accordi che Salinger è una mezza sega, ricordate che i paragoni in letteratura sono esercizio di stile quanto e più dei confronti tra calciatori di epoche diverse, fini a se stessi.


Bene, nel sopradetto elenco, c'è almeno un altro nome da fare. Edmondo De Amicis.


Si, esatto, quello di "Cuore" e di piccola vedetta lombarda letta sui calendari di Barbanera che la nonna aveva in cucina, il libro più sadico nei confronti dell'infanzia subito dopo Pinocchio (forse per questo sono dei veri capolavori.)


De Amicis scrisse moltissimo e per molti anni dopo la pubblicazione di Cuore, ma oggi a chi gliene importa? Si compra Cuore perchè la maestra l'ha imposto e non si vede l'ora di sbarazzarsene.


Ma De Amicis è un grandissimo scrittore (usiamo il presente volontariamente). Tra le sue ultime opere spicca "l'idioma gentile", che è un vero e proprio atto d'amore verso la lingua italiana e i dialetti.


Leggere l'idioma gentile è come leggere un'opera in lingua straniera, alla fine è come quando si compulsa un libro di cucina: nella ricetta con un uovo, inventiva e poco altro fai un pranzo per dieci persone ma tu non sei in grado, anche se hai appena letto la ricetta. E ti chiedi: ma davvero si può fare tanto con l'italiano? Sembra uno spartito musicale. Una lingua con cui poter comunicare direttamente con un Dante, un Petrarca, senza lost in translation o versioni in prosa da IV ginnasiale.

La domanda successiva è: povera lingua italiana, cosa ti abbiamo fatto? Perchè ti sei ridotta così?


Ovvio che Fan Publishing si innamorasse de "l'idioma gentile" di De Amicis. Ma... Baldini Castoldi Dalai è arrivata prima e dopo decenni di silenzio, ha ripubblicato nel 2006 l'idioma gentile, 14 euro, reperibile in tutte le librerie.


Battuti sul filo di lana.


Ma noi siamo buoni sportivi e plaudiamo a Baldini Castoldi Dalai (a proposito, ma quanti cognomi ha?)


Noi l'idioma gentile l'abbiamo conosciuto con un'edizione Treves del 1921, in carta gialletta, la scritta in rosso, 83 migliaio e il sottotitolo "49° dell'edizione del 1905 riveduta e corretta dall'autore, con nuova prefazione") Acquistata a Roma, in una piccola libreria vicino Piazza Navona, comparsa all'improvviso, magica, come la videoteca del manga Ai.


Pagata 5,20 euro (allora c'erano ancora le lire: 10.000 lire), visto, vi diciamo tutto!


Impreziosita da una firma, nella prima pagina, "Federico Ranfsi o Raufu" (valle a decifrare le firme. Scopriremo a pagina tre trattarsi di un più banale "Rossi"), con matita rossa, scrittura esile, e sotto un'altra firma, diversa, più spigolosa, con delle date: 18.10.1924 ore 22 e 15. e ancora: 18.10.24. ore 22 e 15. 22.10.24 ore 16.30.


Nella seconda pagina sono scritti dei numeri (una data: 6.06.29 ore 16.35) e un'altra firma.

Verrebbe voglia di andare a sfogliare un libro dei fatti... cosa succedeva mentre il nostro leggeva, nel 1924? Squadristi assaltavano l'ennesima Casa del Popolo, il Duce mieteva un'altra tonnellata d'erba mostrando il maschio petto ignudo? E, dall'altra parte dell'oceano, cosa faceva Gatsby? Che scarpe indossava, quali feste frequentava? Vorremmo sapere, vorremmo sapere.


Ma torniamo alla nostra copia.


Terza pagina, "da Bianca a Giulia lì 18-7.1922" e affianco un timbro: "bibliotechina azzurra di Federico Rossi


Ora dite, che ne pensate?


Vi piacerebbe avere una copia (elettronica, si intende) di questo libro? Il piccolo Federico Rossi che è in voi, in tutti noi, non batte i piedi a terra per averla?


Avrebbe un senso? (Per noi si, senza dubbio, ma per voi?)


Di questo libro preferireste leggere il cartaceo di Baldini etc. etc. a 14 euro o un formato elettronico a 1,50 € o, ancora, sempre allo stesso modico prezzo, la versione scannerizzata? L'unica cosa che non possiamo darvi è l'odore della carta, la sua fragile bellezza.
Stiamo lavorando per migliorare anche quest'aspetto.

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