Un piccolo assaggio del libro:
II Controllore generale di Gunung Suoli - un tondo e rubicondo tipo di Gambrinus in abito borghese - mi ricevette con quella cordialità, sorridente negli occhi cilestrini, che è propria degli olandesi.
L'approdo del Maha I'àjeruhni rompeva la monotonia di quella esistenza di segregazione dal mondo, così che l'egregio funzionario m'investì con la sua curiosità esigente, ma tranquilla, alla quale cercai di pagare il maggior tributo possibile. Sbrigate così le necessità della conversazione preliminare presentai al signor Controllore un permesso di soggiorno in Nias rilasciatomi dal console olandese di Penang, presentazione che non mi parve commuovere per soverchia gioia quel brav'uomo. Finalmente gli dichiarai la ragione per la quale mi trovavo lì: un viaggio nell'interno dell'isola, spingendomi verso il mezzogiorno.
Il faccione tondo e rubicondo di quel Gambrinus travestito si trasformo sotto l'impeto d'un gran rnalumore, che egli non si curò neppure di dissimulare. Il naso rosso e carnoso si fece paonazzo, le sopracciglia si aggrottarono e dalle labbra leggermente contratte mi caddero addosso le prime obbiezioni brontolate con dispetto. - L'impresa è difficile e pericolosa. Corrre posso io garantire che gl'indigeni non si facciano qualche brutto scherzo, data anche la loro passione pale ricche collezioni di teste?
- Ma... io...
- Voi... Ma voi prima di tutto fatemi conoscere di quali mezzi disponete, di quale scorta, di quale bagaglio. Non avrete la pazza intenzione di andar nell'interno come si va a passeggiare... -
Dovetti lasciar passare quella loquacità dispettosa che mi rivelava come inopportuno io fossi giunto a turbare coi miei propositi le placide digestioni del Controllorc.
Nel frattempo studiavo anche ciò che avrei potuto rispondere. Il mio portafogli non cm imbottito di valori e men che meno di quelle commendatizie dall'effetto irresistibile. La mia scorta... era la mia volontà. Il mio bagaglio si componeva di qualche fagotto, di qualche cassetta senza borchie, senza stemmi senza nomi senza etichette di società geografiche commerciali o... zoofile.
Ero semplicemente un individuo.
Quando potei esporre la mia condizione vera, il naso del Controllore si fece cianotico, i suoi occhi si piantarono sulla mia faccia con una curiosa espressione di meraviglia e di disagio. Egli cominciò a tormentarsi i baffi; poi con quel tono di bonarietà accomodante - in cui si fondono insieme il desiderio di liberarsi d'un seccatore pericoloso ed un senso di commiserazione - usato generalmente coi matti, mi disse:
- Bene, bene! Il divisamento espostomi merita
qualche considerazione... La città è abbastanza interessante... Andate a fare un giro... qui si soffoca... intanto io ho qualche pratica da sbrigare. Quando tornerete vedremo se sarà possibile intenderci. -
Dovetti rassegnarmi a quella passeggiata igienica, convinto che il signor Controllore si fosse ingannato nel giudicare la saldezza della mia ragione. E mentre perdevo il tempo vagando per il viale dei tamarindi - vespertino convegno dei pochissinni europei di Gunung Sitoli - fermai il proposito di riuscire ad ogni costo con qualunque stratagemma nell'impresa che mi ero prefissa.
L'approdo del Maha I'àjeruhni rompeva la monotonia di quella esistenza di segregazione dal mondo, così che l'egregio funzionario m'investì con la sua curiosità esigente, ma tranquilla, alla quale cercai di pagare il maggior tributo possibile. Sbrigate così le necessità della conversazione preliminare presentai al signor Controllore un permesso di soggiorno in Nias rilasciatomi dal console olandese di Penang, presentazione che non mi parve commuovere per soverchia gioia quel brav'uomo. Finalmente gli dichiarai la ragione per la quale mi trovavo lì: un viaggio nell'interno dell'isola, spingendomi verso il mezzogiorno.
Il faccione tondo e rubicondo di quel Gambrinus travestito si trasformo sotto l'impeto d'un gran rnalumore, che egli non si curò neppure di dissimulare. Il naso rosso e carnoso si fece paonazzo, le sopracciglia si aggrottarono e dalle labbra leggermente contratte mi caddero addosso le prime obbiezioni brontolate con dispetto. - L'impresa è difficile e pericolosa. Corrre posso io garantire che gl'indigeni non si facciano qualche brutto scherzo, data anche la loro passione pale ricche collezioni di teste?
- Ma... io...
- Voi... Ma voi prima di tutto fatemi conoscere di quali mezzi disponete, di quale scorta, di quale bagaglio. Non avrete la pazza intenzione di andar nell'interno come si va a passeggiare... -
Dovetti lasciar passare quella loquacità dispettosa che mi rivelava come inopportuno io fossi giunto a turbare coi miei propositi le placide digestioni del Controllorc.
Nel frattempo studiavo anche ciò che avrei potuto rispondere. Il mio portafogli non cm imbottito di valori e men che meno di quelle commendatizie dall'effetto irresistibile. La mia scorta... era la mia volontà. Il mio bagaglio si componeva di qualche fagotto, di qualche cassetta senza borchie, senza stemmi senza nomi senza etichette di società geografiche commerciali o... zoofile.
Ero semplicemente un individuo.
Quando potei esporre la mia condizione vera, il naso del Controllore si fece cianotico, i suoi occhi si piantarono sulla mia faccia con una curiosa espressione di meraviglia e di disagio. Egli cominciò a tormentarsi i baffi; poi con quel tono di bonarietà accomodante - in cui si fondono insieme il desiderio di liberarsi d'un seccatore pericoloso ed un senso di commiserazione - usato generalmente coi matti, mi disse:
- Bene, bene! Il divisamento espostomi merita
qualche considerazione... La città è abbastanza interessante... Andate a fare un giro... qui si soffoca... intanto io ho qualche pratica da sbrigare. Quando tornerete vedremo se sarà possibile intenderci. -
Dovetti rassegnarmi a quella passeggiata igienica, convinto che il signor Controllore si fosse ingannato nel giudicare la saldezza della mia ragione. E mentre perdevo il tempo vagando per il viale dei tamarindi - vespertino convegno dei pochissinni europei di Gunung Sitoli - fermai il proposito di riuscire ad ogni costo con qualunque stratagemma nell'impresa che mi ero prefissa.
Non siete curiosi di leggere di più?
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