mercoledì 5 dicembre 2007

Fate la conoscenza del Controllore generale di Gunung Sitoli...


Un piccolo assaggio del libro:


II Controllore generale di Gunung Suoli - un tondo e rubicondo tipo di Gambrinus in abito borghe­se - mi ricevette con quella cordialità, sorridente ne­gli occhi cilestrini, che è propria degli olandesi.
L'approdo del Maha I'àjeruhni rompeva la mono­tonia di quella esistenza di segregazione dal mon­do, così che l'egregio funzionario m'investì con la sua curiosità esigente, ma tranquilla, alla quale cer­cai di pagare il maggior tributo possibile. Sbrigate così le necessità della conversazione preliminare pre­sentai al signor Controllore un permesso di soggior­no in Nias rilasciatomi dal console olandese di Pe­nang, presentazione che non mi parve commuove­re per soverchia gioia quel brav'uomo. Finalmente gli dichiarai la ragione per la quale mi trovavo lì: un viaggio nell'interno dell'isola, spingendomi verso il mezzogiorno.
Il faccione tondo e rubicondo di quel Gambrinus travestito si trasformo sotto l'impeto d'un gran rna­lumore, che egli non si curò neppure di dissimula­re. Il naso rosso e carnoso si fece paonazzo, le so­pracciglia si aggrottarono e dalle labbra leggermente contratte mi caddero addosso le prime obbiezioni brontolate con dispetto. - L'impresa è difficile e pericolosa. Corrre posso io garantire che gl'indigeni non si facciano qual­che brutto scherzo, data anche la loro passione pa­le ricche collezioni di teste?
- Ma... io...
- Voi... Ma voi prima di tutto fatemi conoscere di quali mezzi disponete, di quale scorta, di quale bagaglio. Non avrete la pazza intenzione di andar nell'interno come si va a passeggiare... -
Dovetti lasciar passare quella loquacità dispetto­sa che mi rivelava come inopportuno io fossi giun­to a turbare coi miei propositi le placide digestioni del Controllorc.
Nel frattempo studiavo anche ciò che avrei po­tuto rispondere. Il mio portafogli non cm imbotti­to di valori e men che meno di quelle commendati­zie dall'effetto irresistibile. La mia scorta... era la mia volontà. Il mio bagaglio si componeva di qual­che fagotto, di qualche cassetta senza borchie, sen­za stemmi senza nomi senza etichette di società geo­grafiche commerciali o... zoofile.
Ero semplicemente un individuo.
Quando potei esporre la mia condizione vera, il naso del Controllore si fece cianotico, i suoi occhi si piantarono sulla mia faccia con una curiosa espres­sione di meraviglia e di disagio. Egli cominciò a tor­mentarsi i baffi; poi con quel tono di bonarietà ac­comodante - in cui si fondono insieme il desiderio di liberarsi d'un seccatore pericoloso ed un senso di commiserazione - usato generalmente coi matti, mi disse:
- Bene, bene! Il divisamento espostomi merita
qualche considerazione... La città è abbastanza in­teressante... Andate a fare un giro... qui si soffo­ca... intanto io ho qualche pratica da sbrigare. Quando tornerete vedremo se sarà possibile inten­derci. -
Dovetti rassegnarmi a quella passeggiata igieni­ca, convinto che il signor Controllore si fosse ingan­nato nel giudicare la saldezza della mia ragione. E mentre perdevo il tempo vagando per il viale dei tamarindi - vespertino convegno dei pochissinni eu­ropei di Gunung Sitoli - fermai il proposito di riu­scire ad ogni costo con qualunque stratagemma nel­l'impresa che mi ero prefissa.


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